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La Grande Migrazione del Serengeti rappresenta uno degli spettacoli più maestosi del pianeta, un movimento ciclico che coinvolge milioni di animali attraverso le vaste pianure dell’Africa orientale. Organizzare un safari per vedere la Grande Migrazione significa immergersi in un evento naturale senza eguali, dove la vita selvaggia si manifesta in tutta la sua drammatica bellezza.

Cos’è la Grande Migrazione del Serengeti

Un esercito di 2 milioni di gnu e 200.000 zebre si muove incessantemente attraverso le pianure dell’Africa orientale, percorrendo oltre 1.000 chilometri ogni anno. Questo straordinario fenomeno naturale rappresenta la più grande migrazione di mammiferi terrestri al mondo. Gli animali seguono un percorso ancestrale che li porta a spostarsi tra il Parco Nazionale del Serengeti in Tanzania e la Riserva Nazionale Masai Mara in Kenya. Studi scientifici hanno dimostrato come questo movimento circolare sia rimasto pressoché invariato negli ultimi 2 milioni di anni, guidato dall’istinto di sopravvivenza e dalla ricerca di pascoli freschi. La vastità di questo spettacolo naturale è tale che le mandrie in movimento sono visibili persino dallo spazio, come confermato dalle immagini satellitari della NASA.

Il ciclo annuale della Grande Migrazione

Il ciclo migratorio segue un ritmo dettato dalle piogge stagionali che trasformano il paesaggio dell’Africa orientale. Da gennaio a marzo, le mandrie si concentrano nelle pianure meridionali del Serengeti, dove l’erba ricca di nutrienti fornisce il sostentamento ideale per le nascite dei piccoli. Con l’avanzare della stagione secca, gli animali iniziano il loro movimento verso nord attraverso il corridoio occidentale. A luglio, le mandrie raggiungono il punto culminante del loro viaggio nel Masai Mara, dove i pascoli verdeggianti offrono nutrimento abbondante. Il ritorno verso sud inizia a ottobre, quando le piogge brevi richiamano gli animali nuovamente verso il Serengeti. Un movimento perpetuo che copre l’intero ecosistema, guidato dall’ancestrale ricerca di acqua e pascoli freschi.

Le tappe principali della migrazione mese per mese

Il ciclo della migrazione si apre a gennaio nelle pianure meridionali, dove oltre 400.000 piccoli di gnu nascono nell’arco di tre settimane. A marzo, terminata la stagione delle nascite, le mandrie iniziano a muoversi verso nord attraverso il Serengeti centrale. Aprile e maggio vedono gli animali attraversare il corridoio occidentale, mentre giugno marca l’inizio degli spettacolari attraversamenti del fiume Grumeti. Il culmine dello spettacolo si raggiunge tra luglio e settembre, quando le mandrie affrontano il pericoloso passaggio del fiume Mara per raggiungere i pascoli del Kenya. Ad ottobre inizia il viaggio di ritorno verso sud attraverso la parte orientale del Serengeti, per completare nuovamente il ciclo a dicembre, quando le prime piogge richiamano gli animali verso le pianure meridionali.

L’attraversamento del fiume Mara: il momento più drammatico

L’attraversamento del fiume Mara rappresenta il momento più spettacolare e drammatico dell’intera migrazione. Le mandrie si radunano nervosamente sulle sponde per giorni, fino a quando il primo gnu non si tuffa nelle acque tumultuose, scatenando una reazione a catena. I coccodrilli del Nilo, che possono raggiungere i 6 metri di lunghezza, attendono pazientemente questo momento da mesi.

Gli attraversamenti più importanti avvengono presso i punti di passaggio storici: Paradise Crossing, Crossing Point 4 e Crossing Point 5. Le mandrie affrontano questo ostacolo più volte durante la stagione, creando uno spettacolo che si ripete da luglio a settembre, quando il fiume diventa teatro di vita e morte.

Come e quando vedere la Grande Migrazione

La scelta del periodo ideale per osservare questo spettacolo naturale dipende da quali aspetti si desiderano vivere. Da luglio a settembre, gli attraversamenti del fiume Mara offrono le scene più drammatiche, mentre da gennaio a marzo le pianure meridionali del Serengeti accolgono la stagione delle nascite. Due tipologie principali di sistemazione permettono di seguire questo fenomeno: i lodge fissi garantiscono maggiore comfort e sono ideali per chi preferisce una base stabile, mentre i mobile camp si spostano seguendo il movimento delle mandrie, offrendo un’esperienza più immersiva e autentica. Un safari fotografico richiede almeno 4-5 giorni per massimizzare le possibilità di assistere ai momenti più significativi. Prima di partire, è fondamentale preparare accuratamente la valigia considerando le particolari condizioni climatiche e le esigenze specifiche di un safari fotografico.

I migliori punti di osservazione nel Serengeti

Le pianure meridionali del Serengeti, con il loro terreno aperto e ondulato, offrono una visuale perfetta per ammirare le mandrie durante la stagione delle nascite. La zona di Ndutu rappresenta il punto focale di quest’area, dove i gnu si concentrano tra gennaio e marzo. Nel corridoio occidentale, la regione del fiume Grumeti permette di osservare gli attraversamenti primaverili in un ambiente più intimo e meno affollato rispetto al Mara. La zona centrale di Seronera, con le sue vaste pianure punteggiate di kopje granitici, funge da punto di transito cruciale durante la migrazione, offrendo eccellenti opportunità fotografiche tra aprile e giugno. L’area settentrionale di Kogatende diventa il centro dell’azione da luglio a ottobre.

L’ecosistema della Grande Migrazione

Il movimento ciclico di questa immensa massa di erbivori plasma l’intero ecosistema del Serengeti. Le mandrie in migrazione sostengono una delle più alte concentrazioni di predatori al mondo: circa 7.500 leoni, 3.000 leopardi e 9.000 iene seguono il loro movimento. Il pascolo degli gnu mantiene l’erba corta, riducendo il rischio di incendi naturali e permettendo la crescita di specie vegetali diverse. Il loro passaggio fertilizza il terreno con oltre 500.000 tonnellate di letame all’anno, mentre i morti nutrono gli avvoltoi e altri spazzini, completando il ciclo naturale. La migrazione rappresenta quindi un meccanismo chiave per la salute dell’intero ecosistema, mantenendo in equilibrio la catena alimentare dalle erbe ai grandi predatori.

Mario Verdi