Se state prendendo in considerazione di visitare le regioni del nostro meridione, dopo aver visto cosa assaggiare in Sicilia, è arrivato il momento di dare un’occhiata a quelli che sono i piatti della tradizione sarda che non si può fare a meno di assaggiare. In questo articolo trovi solo alcune delle prelibatezze tipiche della Sardegna.
Cosa assaggiare in Sardegna
Culurgiones
Una pasta ripiena di patate, pecorino e menta, dalla tipica forma allungata e le decorazioni minuziose. Nonostante la farcia con patate e menta sia quella più conosciuta, nell’isola sono tanti i ripieni che variano a seconda della zona.
Fregula
Semola di grano duro e acqua: questi gli ingredienti alla base della fregula sarda, uno dei prodotti più particolari, presente fin dal Medioevo. Si tratta di piccoli granelli ottenuti facendo roteare l’impasto, messi ad asciugare al sole su un apposito setaccio di crine e ricoperti con un canovaccio. Le origini del nome sono da rintracciare nel latino ferculum, diventato fregolo in volgare, ovvero briciola, a indicare la piccola dimensione della pasta. Solitamente, viene servita in minestre brodose di pesce, verdure o carne.
Anicini
Nella metà del XVIII secolo, l’arrivo all’isola di Carloforte da parte di coloni genovesi provenienti dall’isola di Tabarca, vicino Tunisi, comportò l’importazione di diverse ricette liguri. Fra cui gli anicini, biscotti a base di uova, farina, zucchero, acqua aromatica ai fiori d’arancio e anice.
Mustazzolos di Oristano
Non mancano i mostaccioli, fra i biscotti più comuni a tutto il Centro e Sud Italia, che qui si caratterizzano per la particolare fase di lievitazione, che una volta durava ben due settimane, mentre oggi si riduce a due giorni. Niente uova o mosto cotto, in compenso, però, troviamo la glassa in superficie.
Panadas
Oltre alla lingua, gli spagnoli hanno lasciato il segno nella cucina sarda, e le panadas ne sono un esempio lampante. Si tratta di torte salate derivate dalle empanadas spagnole e composte da pasta violata (impasto di semola e strutto) ripiena di patate, carne d’agnello, pomodori secchi e, talvolta, anche aglio.
Abbamele
Una sorta di decotto realizzato a partire dai favi usati per l’estrazione del miele, che vengono immersi nell’acqua calda per far staccare i residui di prodotto: una volta sciolti, si separa una specie di cera dai grumi di miele e polline, che viene fatta affiorare. Il liquido rimasto viene bollito con bucce d’arancia o limone e mescolato fin quando non raggiunge una consistenza simile a quella del miele.
Coccoi a pitzus
Un pane di semola di grano duro chiamato anche su scetti, riservato di solito a feste e grandi ricorrenze, che cambia spesso nome a seconda delle occasioni. In qualsiasi caso, la caratteristica fondamentale è la decorazione minuziosa della pagnotta.
Porceddu o porcheddu
Per realizzarlo, si usano maiali da latte di circa 4 o 5 kg e massimo di venti giorni: il maialetto viene infilzato intero sullo spiedo, cotto sulle graticole in verticale e rigirato spesso per assicurare una cottura omogenea. Viene solitamente aromatizzato con foglie di mirto e rosmarino e cotto dalle tre alle cinque ore.
Pane ‘e cariga
Conosciuto anche come pane ‘e mendula, diffuso soprattutto in Anglona, presenta una forma rotonda e un colore giallo dorato. Nella farcitura, fichi secchi, mandorle, noci e uva sultanina.
Savoiardi
Dolcetti soffici e friabili utilizzati sia per il tiramisù che per la prima colazione, molto diffusi in Barbagia. In particolare, sono molto celebri quelli di Fonni, nella Barbagia di Ollolai, la subregione più settentrionale, dove sono chiamati anche pistoccus.
Malloreddus
Il termine malleolus era già usato in latino per indicare un tipo di gnocco, ma nella lingua sarda si è conservato con il diminutivo di malloreddu, ovvero piccolo gnocco. Questa pasta di semola, acqua e sale dalla particolare forma a conchiglia rappresenta uno dei piatti di festa per antonomasia, per tempo regina indiscussa dei pranzi nuziali e dei festeggiamenti in occasione dei fidanzamenti.